Friend-Quotes-4

Su D di Repubblica ho letto un articolo sulle amicizie finite. In America una scrittrice ha raccolto in un libro 15 testimonianze di rapporti di amicizia andati in fumo. Ho pensato che anche io avrei voluto scriverli un paio di quei racconti e lo faccio qui, nel mio spazio dedicato ai ricordi e alla mia vita.

E’ un po’ lunghino, mettetevi seduti.

La mia amicizia con la mia amica D. non c’è più da qualche anno. La mia amica c’è ancora, anche se io per anni mi sono svegliata la mattina con il brutto pensiero che lei poteva non essere più qui. Del resto quando ci frequentavamo ci aveva provato un paio di volte ad andarsene. Modi goffi, ugualmente tristi, una richiesta di aiuto e di visibilità da parte degli altri. Oggi è il suo compleanno. 36 anni come me. Ci siamo conosciute quando avevamo 15 anni. Ogni mattina alle 6.50 ci incontravamo alla fermata dell’autobus di quell paesino disperso nella campagna romagnola che ci ha fatto crescere. Abitavamo nella stessa via; dalla sua casa con un terrazzo gigante si vedeva casa mia. Da casa mia con un portico invalidante non si vedeva un accidente. Per questo ogni volta che potevo uscivo di casa e andavo a piedi da lei. 5 minuti, inverno o estate che fosse. Le nostre telefonate erano telegrafiche:

IO: “Ciao D. cosa fai?”

Lei: “Ohi ciao D. sono in camera ascolto gli Oasis e leggo Orgoglio e pregiudizio”

IO: “posso passare da te per un saluto?”

Lei: “sono qui vieni”

Tutte e due figlie uniche, parlavamo di cose più o meno intelligenti. Sia a casa sua, sia nelle nostre mattine sull’autobus seduta una di fianco all’altra a guardare fuori dal finestrino e ad ascoltare la musica nel walkman. Ogni tanto lei studiava. Ogni tanto studiavo io. Lei ha fatto il liceo classico e io geometra. Lei era super in gamba a scuola e mi ha insegnato molto. A volte in quei viaggi con l’autobus non aveva troppa voglia di parlare e io non sempre afferravo i motivi. Nei momenti più scemi a casa sua guardavamo a ripetizione la scena di Fantozzi va in Pensione in cui Andrea Roncato fa Loris Patacchi, capo ufficio pacchi. Quanti ricordi.

Poi abbiamo lavorato insieme un’estate al “Da Lorena Gran Bazar” a Valverde di Cesenatico. E siamo diventate ancora più vicine. Io quell’anno, contrariamente alle aspettative di molti mi sono iscritta all’Università lei non si è decisa a continuare. Ogni volta che tornavo da Bologna c’erano i nostri incontri, ma io al di fuori di quegli incontri vivevo e crescevo e lei invece mi raccontava che si intristiva chiusa in casa. Ad un certo punto ha iniziato a stare male, ad essere sempre più giù e a non trovare troppa pace da nessuna parte. Io provavo ad esserci. Dopo un po’ di anni insieme alla sua famiglia ha deciso di andare a vivere via, nel paese natale di sua mamma, in Lombardia. Sperava di poter star meglio e nonostante la tristezza e la nostalgia lo speravo anche io. Per anni abbiamo continuato ad essere amiche: amiche di penna, poi di sms, poi di mail. Ogni tanto veniva a Cesenatico e facevamo il pieno di chiacchiere. Aveva alti e bassi, ma è con lei che ho iniziato a capire che l’amicizia non ha bisogno di rapporti assidui. Poi ad un certo punto e per molti molti mesi lei ha smesso di rispondere ai miei messaggi e non rispondeva alle mie chiamate. Di nascosto chiamavo sua mamma per chiederle come stava. Mia cugina che conosce le depressioni meglio di me, mi ha detto che erano segnali chiari di voler tagliare i ponti con tutti coloro che ricordavano alla mia amica D. una vita triste. Ho capito e ho smesso di scriverle. Ho continuato a sognarla per anni però e nei sogni non stava mai bene, mannaggia. Una notte di agosto nel 2011 l’ho sognata e la mattina dopo mi sono trovata un suo sms. Aveva saputo che stavo per sposarmi e voleva sentirmi. Ero talmente emozionata che quel giorno non ho pensato ad altro. Una felicità incredibile: pensavo di averla ritrovata. Mi ha detto che sarebbe venuta al wedding. Sempre mia cugina mi diceva che finchè non l’avrebbe vista non ci avrebbe creduto e aveva ragione. Ma a me è bastato riallacciare i rapporti. Ma dal 2011 non l’ho più sentita e non l’ho più sognata. Lei non sa che sono mamma, ma ne sarebbe felice. Io non so come stia e cosa stia fecendo ma sarei felicissima di saperla serena. Ci vogliamo ancora molto bene probabilmente. Questa mattina mi sono svegliata con una gran voglia di farle gli auguri. Te li faccio qui cara D. amica mia. Non abbiamo mai sgridato per allontanarci. E’ semplicemente successo che tu volevi tagliare tutto e io ho finito per capire e accettare quella decisione. Credo che amicizia vera voglia dire anche questo: farsi da parte spinti dall’affetto e da un bel magone che durerà per sempre.